Poesie inserite da Vera Somerova

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Scritta da: Vera Somerova

Pantera

Lucido
Le mie unghie
Affilate come
scimitarre
dei feroci saladini
Mi specchio
nel loro grigio perlato
d'acciaio damaschino
Lampeggiano gli occhi,
fari abbaglianti,
tremolanti segnali
delle navi
sperse tra oceani
in burrasca.
Che bramo
Io?
Ho già fatto a brandelli
il passato
Addentato saldamente
il presente.
Deposto in fondo all'armadio
la mia pelle umana
decorata da immagini
d'inutili pellegrinaggi
ai pendii
delle montagne sacre.
Ora
sfoggio
voluttuosa
lucida
pelliccia nera
sul corpo di donna
dal cuore di pantera.
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    Scritta da: Vera Somerova

    Albatro

    Fiero in volo,
    libero,
    neanche mi guardi
    Albatro
    Non sono io
    la tua realtà
    ma solo
    una macchia scura,
    indefinita
    che sporca il tuo orizzonte.
    Tu
    ammiri l'azzurro
    del mare,
    il grigio dello scoglio,
    l'argento del pesce
    Non t'interessa
    il mio inutile
    arcobaleno
    Tu,
    viaggiatore d'infinito
    Non t'incanti
    dall'oro dei miei capelli,
    dal rosso fragola
    della mia bocca
    Sorvoli le mie illusioni,
    le mie parole inutili
    Non m'annoveri
    al tuo branco.
    Solo il mio sguardo,
    un fulmine cobalto
    ti trapassa...
    Lui,
    figlio del
    tuo stesso dio
    Fratello
    della tua gente...

    Ma domani
    Il mare ti canterà
    che sono un albatro
    nel corpo di donna.
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      Scritta da: Vera Somerova

      Poesia

      Poesia...
      Dell'anima melodia
      Profumo d'infinito
      Il pianto mai sopito
      Poesia...
      divorante angheria
      Maschera d'arlecchino
      Cinguettio del cardellino
      Poesia...
      Esilarante eresia
      Gara senza traguardo
      Bestemmia
      priva di riguardo.
      Poesia...
      Un'incipiente pazzia
      Crudeltà del foglio bianco
      Affanno del cuore stanco
      Poesia...
      Fustigante furia
      Un ricordo attempato
      Un ricamo raffinato
      Poesia...
      Un'illuminata follia
      Un seme che nasce
      in terra brulla
      Un chiodo
      piantato
      nel muro del nulla.
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        Scritta da: Vera Somerova

        Guardami

        Guardami
        Guardami!
        Non mi vedi?
        Io sono la tenda
        che scosti con la tua mano
        per guardare il cielo...
        E sono il cuscino sul divano,
        e sui tuoi occhi sono il velo
        del sonno improvviso...
        E sono la lacrima
        che ti scende sul viso...
        quando stanco e solo
        lavori e mediti...
        Guardami!
        Sopra di te io volo!
        Dei tuoi disegni inediti,
        mi beo golosamente...
        E nel mio guscio poi
        mi riempio la mente
        del tuo dolce sguardo...
        Guardami!
        Dimmi quello che vuoi!
        Innamorami!
        Io... innamorata
        ti guardo...
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          Scritta da: Vera Somerova

          Exodus

          In fila indiana
          Sulla costiera
          Incedono lentamente
          Grosse
          Piccole
          Lucide
          Boriose
          Bellicose
          Trasformate in lumache
          loro malgrado
          Potenti motori
          ronfano impazienti
          Visi rassegnati
          scrutano il tuo orizzonte,
          Mare
          Sono qui per te
          per celebrare la vacanza
          d'agosto
          sudata, meritata
          attesa per tutto l'anno...
          La vacanza al mare.
          Arrivano, arrivano
          in partenze intelligenti,
          tutti insieme
          Chissà come fanno
          a ritrovarsi a migliaia
          alle quattro del mattino
          al casello autostradale
          con i cannotti,
          le sdraio,
          ombrelloni,
          suocere e figli in catalessi
          ipnotizzati
          da Morfeo e
          da cartelli pubblicitari.
          Qua e là qualche cane
          Latra rauco
          Tristissimo
          Per il mal d'auto
          Ignaro della fortuna
          di non essere
          stato abbandonato
          in qualche piazzola
          sperduta
          Vedi il suo muso
          appiccicato
          al lunotto posteriore
          quasi tutt'uno
          in uno sbalordito
          abbraccio
          con il peluche
          del bambino
          dal ciuccio pendente
          adornato da rivoli
          di saliva
          che fa le bolle
          ad ogni respiro
          Dorme
          Ripiegato su se stesso
          come una bambola
          di pezza
          La coda del cane
          tra le esili dita
          quasi a farsi coraggio
          entrambi.
          Arrivano, arrivano
          Oggi prendono il possesso
          degli alloggi,
          disfano i bagagli,
          s'accusano
          per le cose dimenticate.
          Ma domani
          Saranno tutti da te,
          Mare
          A contendersi
          un pezzo di spiaggia
          a colpi d'ombrellone
          A stendere gli asciugamani
          per delimitare il territorio
          Spalmarsi di quintali di creme
          Fare i castelli di sabbia
          Ingoiare chili di gelati
          Illudersi che questo
          è proprio la vacanza
          che hanno sognato
          per un lungo anno.
          La sera tutti in pizzeria
          A bruciare i risparmi
          In una capricciosa,
          marinara o quattro
          stagioni
          Annaffiata da birra alla spina
          annacquata
          I più modaioli
          Fanno la fila
          Audaci
          Davanti al bar sushi
          Da veri fricchettoni
          Per ingoiare
          Pezzi di pesce crudo
          avvolti in alghe
          dall'odore strano
          E sbevazzare
          il liquore di riso
          che farebbe orrore
          anche ai veri samurai.
          La notte cercano il sonno
          sui letti scomodi
          La suocera che russa
          Il bambino piange
          La pancia gorgoglia
          per cattiva digestione
          E tutti
          rossi gambero
          A grattarsi
          la scottatura da tedesco
          Presa nonostante
          la spalmata coscienziosa
          con mezzo barattolo
          di crema anti scotatture
          anti raggi ultravioletti
          anti turista

          E tu, Mare
          Mandi le tue onde
          impassibile
          sulla costa...
          E loro arrivano
          Arrivano, arrivano
          Per glorificare
          Il Dio delle vacanze
          Chiusi nelle loro
          Macchine
          Amatissime
          Comprate a rate
          Iniziano la giornata
          combattendo,
          novelli gladiatori,
          per un posteggio
          vicino alla riva
          disposti a pagarlo
          a peso d'oro.

          Oh, mare
          Tu che aborri le sardine
          sott'olio
          e detesti il tonno
          in salamoia
          Sopporta stoicamente
          tutta questa nostra
          umanità accaldata,
          arrossata,
          maleodorante,
          arrogante
          ed accalcata
          Invasore delle tue coste.
          Accoglici tra le tue braccia
          generose
          Proteggici da
          Scottature solari
          Meduse urticanti
          Alghe velenose
          Ombrelloni piantati nei piedi
          Bambini con i fucili ad acqua
          Vicini d'ombrellone
          rumorosi e ficcanaso.
          Liberaci dai
          Seni plastificati
          esibiti con incosciente orgoglio,
          spaventosamente ritti
          come i faraglioni di Capri
          e
          Chiappe scoperte
          da lottatori di summo
          adornate da bikini
          con dietro a filo interdentale
          Salvaci dai
          Vucumprà
          Posteggiatori abusivi
          Massaggiatrici tailandesi
          Venditori di cocco
          Perdonaci
          e
          Benedici noi tutti
          D'azzurro
          dall'alto
          della tua immortalità.
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            Scritta da: Vera Somerova

            La televisione uccide

            "La televisione uccide l'intelletto"
            disse la signora Tina
            mescolando la salsa di pomodoro...
            "Eh già..."
            rispose il signor Pino
            grattandosi, distrattamente, il capoccione
            perché lui aveva proprio un capoccione
            non una testa qualsiasi
            quasi un globo
            tondo
            pelato
            lucido.
            Sudava, il signor Pino,
            sudava come un maiale.
            "Sudi come un maiale"
            mormorò la signora Tina
            o, meglio, bofonchiò
            sotto i baffi
            perché la signora Tina aveva i baffi
            non proprio da gendarme
            ma ci si avvicinava...
            "E spegni quello schifo, è una vergogna"
            La vergogna era una ballerina
            mezza nuda
            tutta cosce, tette e culo
            e la signora Tina
            non sopportava proprio
            che quel deficiente di suo marito
            sbavasse per cinquanta chili di carne
            fasciati da due scampoli
            di volgare stoffa colorata.
            A me tanto schifo non sembra
            pensava il signor Pino
            tenendo ben serrate le labbra
            per non farsi sfuggire neanche
            un suono di approvazione,
            peggio: un lamento di piacere...
            E che piacere...
            I cinquanta chili si muovevano
            sinuosamente sul palco
            mostrando generosamente
            il mostrabile...
            ed il dolce ondulare delle chiappe
            portava il signor Pino in paradiso
            d'immaginazione
            di poter
            magari
            avere
            la possibilità
            ancora
            ancora
            di toccare
            sfiorare
            amare
            penetrare
            dare
            avere
            avere...
            Un'erezione...
            Ecco... ci siamo quasi
            Forse questa volta...
            "Sudi come un maiale"
            borbottò il sugo di pomodoro
            "... e spegni quella cosa, scimunito!"
            "... la televisione uccide l'intelletto!"
            ... la televisione uccide...
            ... la televisione uccide...

            Forse era meglio spegnerla
            pensò il signor Pino
            osservando la televisione
            sul pavimento
            rotta...
            silenziosa...
            senza la ballerina
            ma con il sugo di pomodoro
            ed i cento chili
            della signora Tina
            sotto...
            Silenziosi,
            stranamente...
            Forse era meglio...
            sorrise il signor Pino...
            Accarezzandosi...
            La sua più grossa erezione.
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              Scritta da: Vera Somerova

              Ascoltami

              Ascoltami!
              Ascolta la mia voce disperata
              Ascoltami!
              Apri il tuo cuore da pirata
              Ascoltami!
              E verso di me tendi le tue mani
              Ascoltami!
              Sono io la tua donna del domani
              Ascoltami!
              E se non me, odi la voce del vento
              Ascoltalo!
              Ti parlerà del mio tormento
              Ascoltami!
              e se non me, senti che dice la luna
              Ascoltala!
              Ti parlerà di una laguna
              dove avrei voluto affogare me stessa
              I giorni passano
              ma la mia pena non cessa
              Ascoltami!
              Io ero il vento, il sole, la luna
              Ascoltami!
              Io ero la stella, la dea Fortuna
              Una donna felice,
              solare ed appagata,
              la maga Circe
              una donna adorata
              Ascoltami!
              E che il mio urlo sconvolgente
              non solo a me laceri la mente...
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                Scritta da: Vera Somerova

                Ti credevo immortale

                Ti credevo immortale,
                eterno...
                E ti sbeffeggiavo
                quando mi elencavi
                i tuoi amici morti.
                E non credevo
                ai tuoi acciacchi,
                ai tuoi mal di schiena...
                Tu, un olmo!
                Tu, roccia!
                Tu,
                dall'appetito prepotente:
                mangiavi la vita
                a grasse cucchiaiate.
                Ti credevo eterno!
                E mi tappavo le orecchie
                al tuo filosofeggiare
                beffardo:
                "cosa ti rimarrà di me?"
                Ridevo, io,
                immagine di te,
                da te generata...
                Ridevo nella certezza
                della tua immortalità...
                Perché per dimostrarmi
                che non lo eri
                dovevi morire?
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                  Scritta da: Vera Somerova

                  Mi hai mangiata

                  Volevi mangiarti la mia vita
                  come se fosse una patata...
                  e quando non l'hai digerita
                  nel cesso l'hai vomitata...
                  Ma non ti sei arreso...
                  hai voluto un panino!
                  L'eterno incompreso...
                  tu... l'uomo bambino...
                  E le montagne di gelato
                  da solo avresti scalato
                  per poi sentirti realizzato
                  dentro un whisky stagionato...
                  E mi hai morsa e divorata
                  a quattro venti sbandierata...
                  E mi bramavi...
                  Mi esibivi...
                  E mi volevi
                  e mi hai avuta...
                  E mi dicevi:
                  "Hai la bocca di frutta"...
                  Ma chi sei?...
                  Un supermercato?
                  Sei delicato
                  come un carro armato!
                  E mi hai mangiata
                  e mi hai posseduta
                  e mi hai amata
                  e mi hai venduta...
                  Tu, Giuda traditore!
                  Mi hai donata,
                  in un paio d'ore,
                  al primo venuto...
                  Al primo conquistatore...
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                    Scritta da: Vera Somerova

                    L'ultima pesca

                    Il mare è verde
                    Oggi.
                    Un battello arranca
                    Stancamente
                    Tra le onde.
                    Vorrebbe fenderle
                    fieramente
                    Domarle
                    con la forza
                    della gioventù
                    perduta da tempo
                    Rosseggia la ruggine
                    dello scafo
                    popolato
                    da alghe
                    e molluschi.
                    Il fumo sbuffa
                    Lento
                    Dipingendo
                    Nuvole grigie
                    Qua e là.
                    Un marinaio
                    uscito da una vecchia
                    pellicola
                    Scruta l'orizzonte
                    Il sole è alto
                    E neanche un soffio di vento
                    "Dove andiamo, vecchio mio
                    in questa bonaccia schifosa?
                    Neanche un ghiozzo,
                    entrerà nella rete..."
                    La barca scricchiola
                    come le ossa
                    del suo capitano.
                    Sul lato destro
                    riposa una sirena
                    dai lunghi capelli
                    verdastri
                    Mezza mangiata
                    dalla salsedine
                    Mollemente adagiata
                    Con l'occhio privo di pupilla
                    osserva la stesa d'acqua
                    malinconicamente.
                    "Canta, Sirena!
                    Il tuo vecchio è di nuovo
                    nel mare
                    E dicevano che
                    Non potevo...
                    Non ero in grado...
                    Vecchio...
                    Privo di forze
                    e buono solo
                    per l'ospizio
                    a giocare a scala quaranta
                    con quei rimbambiti...
                    E dicevano
                    che tu
                    eri ormai andata...
                    Un ferro arrugginito
                    Da rottamare...
                    Ed invece
                    scivoli tra le pieghe
                    marine
                    Tintinni di conchiglie,
                    profumi di pesca...
                    Canta, Sirena!
                    Ammalia il mio cuore
                    Di libertà
                    Per l'ultima volta.
                    Non è tempo per omelie
                    Non è la fine di un vecchio
                    Mi permettano,
                    Signorie vostre,
                    un'ultima pesca,
                    un piatto di paranza
                    e poi...
                    Ve lo prometto
                    vado a letto.
                    Spengo la luna
                    Mi copro
                    con il cielo stellato...
                    E domani
                    Il carro del sole
                    Tra lingue di fuoco
                    Nella sua corsa eterna
                    Canterà un requiem
                    Soavemente."
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