Rinchiusa dentro il corpo, la sua gabbia a sbarre d'ossa serrate con la vita canarino che si nutre dei semi del mondo pigolando si abbevera allo scorrere dei suoni come acqua che rinfresca. Triste, saltella solitaria nel cerchio del tempo eppure, persevera, appoggia il suo canto ad ogni raggio di luce - l'anima mia -
Ti appoggiavo la mia immagine negli occhi ancora prima che il tuo sguardo fosse qui e riconosciuto quell'azzurro che vedevo nel riflesso quando avevo la tua età
un oceano di luce dentro mi mareggia nel vederti finalmente respirare.
Esplodeva la mia mente in un dolore che a contenere tanta gioia non bastava e la mia testa chiedeva aiuto al cuore sobbalzante nell'ansimare del torace.
Il mio prolungamento ed i miei giorni sono guancia a guancia in questo specchio riflessi incollati a chiudere il mio cerchio di esistenza e resistenza in questa vita.
Per te sarò in quest'ora a darti mille dritte perché continui la mia vita nel tuo istante e come un dono di cristallo nelle mani ti terrò stando accorto non si infranga.
I battiti di ciglia sulle gemme a coprire sono petali soffici di rosa dove un languido avvenire flebilmente si riposa.
Porto la mia vista in un punto d'infinito, immagino il tuo occhio, il naso, il mento e poi di nuovo il vento, un fiume, un monte, appoggio il tuo profilo sulla linea d'orizzonte, guardo intorno, ascolto il cuore ciò che sente, manipolo natura con le mani della mente, spingo il sole oltre. Tutto si scolora e poi ancora sorge luna, illumina il tuo viso e lì che la natura ha dipinto il suo sorriso per non farlo più scappare lo rinchiudo nel mio occhio, cancello tutto il resto resti solo viso in occhio, mi appare luminoso, acceso, terso: il riflesso di una perla in conchiglia d'universo.