Il peso del mondo è amore. Sotto il fardello di solitudine sotto il fardello dell'insoddisfazione il peso, il peso che portiamo è amore.
Chi può negarlo? In sogno ci tocca il corpo, nel pensiero costruisce un miracolo, nell'immaginazione s'angoscia fino a nascer nell'umano
s'affaccia dal cuore ardente di purezza - poiché il fardello della vita è amore, ma noi il peso lo portiamo stancamente, e dobbiam trovar riposo tra le braccia dell'amore infine, trovar riposo tra le braccia dell'amore.
Non c'è riposo senza amore, né sonno senza sogni d'amore sia matto o gelido ossessionato dagli angeli o macchine, il desiderio finale è amore non può essere amaro non può negare, non può negarsi se negato: il peso è troppo
deve dare senza nulla in cambio così come il pensiero si dà in solitudine con tutta la bravura del suo eccesso.
I corpi caldi splendono insieme al buio la mano si muove verso il centro della carne, la pelle trema di felicità e l'anima viene gioiosa fino agli occhi
sì, sì, questo è quel che volevo, ho sempre voluto, ho sempre voluto, tornare al corpo dove sono nato.
Coloro che sognano di giorno sono consapevoli di molte cose che sfuggono a coloro che sognano solo di notte. Nelle loro visioni grigie captano sprazzi d'eternità e tremano, svegliandosi, nello scoprire di essere giunti al limite del grande segreto. In un attimo, apprendono qualcosa del discernimento del bene e qualcosa più che la pura e semplice conoscenza del male.
Lo spiraglio dell'alba respira con la tua bocca in fondo alle vie vuote. Luce grigia i tuoi occhi, dolci gocce dell'alba sulle colline scure. Il tuo passo e il tuo fiato come il vento dell'alba sommergono le case. La città abbrividisce, odorano le pietre sei la vita, il risveglio. Stella sperduta nella luce dell'alba, cigolio della brezza, tepore, respiro è finita la notte. Sei la luce e il mattino.
Temo i tuoi baci fanciulla gentile, ma tu non hai motivo di temere i miei; troppo profondamente il mio spirito è oppresso perché io possa opprimere anche il tuo.
Temo il tuo viso e la tua voce e i gesti, ma tu non hai motivo di temere i miei; la devozione del cuore con la quale adoro il tuo cuore, sii certa, è innocente.
Oh, un terribile timore; La lietezza esplode Contro quei vetri al buio Ma tale lietezza, che ti fa cantare in voce È un ritorno dalla morte: e chi può mai ridere - Dietro, sotto il riquadro del cielo annerito Riapparizione ctonia! Non scherzo: ché tu hai esperienza Di un luogo che non ho mai esplorato, UN VUOTO NEL COSMO È vero che la mia terra è piccola Ma ho sempre affabulato sui luoghi inesplorati Con una certa lietezza, quasicché non fosse vero Ma tu ci sei, qui, in voce La luna è risorta; le acque scorrono; il mondo non sa di essere nuovo e la sua nuova giornata finisce contro gli alti cornicioni e il nero del cielo Chi c'è, in quel VUOTO DEL COSMO, che tu porti nei tuoi desideri e conosci? C'è il padre, sì, lui! Tu credi che io lo conosca? Oh, come ti sbagli; come ingenuamente dai per certo ciò che non lo è affatto; fondi tutto il discorso, ripreso qui, cantando, su questa presunzione che per te è umile e non sai invece quanto sia superba essa porta in sé i segni della volontà mortale della maggioranza - L'occhio ilare di me mai disceso agli Inferi, ombra infernale vagolante nasconde E tu ci caschi Tu conosci di ciò che è realtà solo quell'Uomo Adulto Ossia ciò che si deve conoscere; lei, la Donna Adulta, stia all'Inferno o nell'Ombra che precede la vita e di là operi pure i suoi malefizi, i suoi incantesimi; odiala, odiala, odiala; e se tu canti e nessuno ti sente, sorridi semplicemente perché, per ora, intanto, sei vittoriosa - in voce come una giovane figlia avida che però ha sperimentato dolcezza; Parigi calca dietro alle tue spalle un cielo basso Con la trama dei rami neri; ormai classici; questa è la storia - Tu sorridi al Padre - Quella persona di cui non ho alcuna informazione, che ho frequentato in un sogno che evidentemente non ricordo - strano, è da quel mostro di autorità che proviene anche la dolcezza se non altro come rassegnazione e breve vittoria; accidenti, come l'ho ignorato; così ignorato da non saperne niente - cosa fare?
Tu doni, spargi doni, hai bisogno di donare, ma il tuo dono te l'ha dato Lui, come tutto; ed è Nulla il dono di Nessuno; io fingo di ricevere; ti ringrazio, sinceramente grato; Ma il debole sorriso sfuggente non è di timidezza è lo sgomento, più terribile, ben più terribile di avere un corpo separato, nei regni dell'essere - se è una colpa se non è che un incidente: ma al posto dell'Altro per me c'è un vuoto nel cosmo un vuoto nel cosmo e da là tu canti.