Ti ho mai detto quanto ti amo? Proprio così, con queste due parole, usate, abusate, gettate lì con una noncuranza da canzonette... eppure le uniche capaci di esprimere davvero quello che sento. Forse non te l'ho detto ancora. Ho usato tante perifrasi, tanti giri di parole, tante immagini... [continua a leggere »]
Mi sono chiesta tante volte che cosa vuol dire amare. Ancora oggi, non so spiegarlo, perché è qualcosa che ti nasce dentro, senza perché, senza razionalità, senza permessi. È un insieme di sensazioni, necessità di colloquio, attrazione, desiderio di contatto. È un riconoscere: sì, come se... [continua a leggere »]
Ho bisogno di una sosta a volte. Per raccogliere fili spezzati, per leggermi un poco dentro. Non fumo purtroppo. Perché chi fuma ha la scusa facile, si ferma, accende la sigaretta, si appoggia al muro e guarda lontano, gli occhi un po' perduti nel mondo che gli sta intorno, in realtà perduti... [continua a leggere »]
Il ragazzino era spettinato, sudato, andava di buon passo... Lo zainetto gli ballonzolava sulle spalle, la piccola bottiglia di plastica, che aveva contenuto acqua, ne serbava traccia in mille minutissime bollicine iridescenti attaccate all'interno, riflettevano il sole e, camminando, il... [continua a leggere »]
C'era una volta il paese di Maggiociondolo e i suoi abitanti erano felici, era gente semplice, che si accontentava di poco, contadini nell'animo e nelle rozze, grosse mani spesso sporche di terra: semina, raccolto, vendemmia, animali, un buon fuoco d'inverno, la frescura delle querce d'estate... [continua a leggere »]
Lampioni gialli sulla mia strada. Danno un'aria di deja vu alle cose. Gli alberi di Giuda sono ancora marrone-inverno, ma se li guardo da vicino le gemme sono turgide e suggeriscono vita imminente. Una vecchia bici, legata a un palo da una catena con lucchetto, sfida i ladri, sembra dire... [continua a leggere »]
L'uomo è lì, riverso a terra sul marciapiede sporco, prono lungo le colonnine del sottopassaggio della metro. Nemmeno il braccio gli protegge il viso dal contatto con l'asfalto. La guancia, con la barba lunga e a chiazze, tocca i mattoni grigi; gli occhi sono chiusi, i capelli ispidi e sporchi... [continua a leggere »]
C'era una volta un uomo di nome Tano, così magro, ma così magro, che quando il vento soffiava forte, i vestiti gli sbattevano addosso come una bandiera al suo pennone. Tano era povero, portava abiti dimessi e rattoppati con stoffe multicolori, una corda gli legava i calzoni alla cintola e, da un... [continua a leggere »]
Era un libro piccolo e ormai malandato, forse perché era passato per tante mani... Per prima, lo aveva avuto Anita. Anita aveva quindici anni, un faccino di porcellana, i denti un po' storti e la fissazione di essere grassa. Il libro glielo aveva regalato un'amica di sua madre: Elena, una con... [continua a leggere »]
Maddalena abitava sulle colline pietrose della Murgia, quasi al confine con la Lucania. Colline aspre, segnate dal tempo, un tempo antico. Antica era la sua casa di pietra, un trullo, antico il volto di suo padre, pastore come il nonno, antico il viso di sua madre, segnato da un lavoro duro... [continua a leggere »]