Sabato sera
Sabato sera seduta su un muretto da sola.
Pensieri che si susseguono.
Occhi assenti.
"Perché sei sola?" Interruzione.
"Così?"
"Perché così?" Insistenza.
"Ti interessa veramente?"
"Sì" tipica risposta.
"Non è vero. Se uno sconosciuto ti fa una domanda è perché vuole avere qualcosa in cambio"
"Cosa?"
"Niente"
"Allora che fai?"
"Voglio stare sola, vattene per favore"
Va via.
Sospiro.
E ancora pensieri.
10 minuti dopo.
"Andiamo a fare un giro".
Questo attimo rappresenta in parte quello che sono e quello che molte volte sono stati gli altri.
Io quella che diceva cose che gli altri non capivano.
Gli altri che pur non capendomi mi seguivano ugualmente.
Alcuni uomini vogliono sempre qualcosa in cambio, ci provano con te perché sei carina e non ascoltano ciò che dici.
Quella sera non ero una ragazza che soffriva da sola, ma una preda da acciuffare.
Non ero una ragazza che aveva già capito il suo gioco ma forse una debole che ci cascava.
Ha approfittato del mio malessere e tentato con un'umanità fasulla di farmi cedere.
Non ha rispettato né la mia intelligenza, né il mio essere donna.
Non ha rispettato la mia persona e probabilmente nemmeno se ne è accorto.
Ed è questa la cosa più brutta...
Non se ne rendono conto.
Composto martedì 8 giugno 2010
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