Apologia dell'artista
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...nell'infinito mondo dell'incomprensione. Cercate di capirci, non è che non vogliamo produrre opere allegre, felici, che facciano scappare un sorriso, ma quando l'arte si impossessa di noi, lo fa perché siamo tristi, e attraverso l'arte la nostra tristezza si allontana dalle nostre membra, fino a quando torniamo sereni. Sappiamo che ciò è sbagliato poiché l'arte dovrebbe anche esprimere gioia felicità, ma è difficile. Un cuore allegro non cercherà mai di allontanare quella bellissima sensazione che lo pervade, che lo inebria, che lo fa volare al di sopra del mare. Scusateci se vi abbiamo tediato con opere tristi, ma è quella tristezza che ci ha fatto scrivere, e ci ha fatto creare.
Siamo schiavi dello sconforto, legati a doppio filo con il dolore, poiché se da una parte lo malediciamo perché pervade i nostri cuori, dall'altra lo benediciamo poiché è attraverso la sofferenza, che i nostri cuori sono purgati dalle angosce quotidiane.
Ve lo promettiamo solennemente, ci impegneremo affinché dalle nostre opere possano trasparire sentimenti felici e piena di vita, ma vi supplichiamo non indicateci a dito ogni volta che ci vedete, non fate sì che per le future generazioni i nostri nomi indichino solo tristezza. Spiegate ai giovani che le nostre opere non furono fatte, per tediarli e per rattristarli, ma per fargli comprendere, che anche durante una notte oscura senza né stelle né luna, può nascere un fiore, e che quel fiore può portare con sé tutta la rabbia e la tristezza che li ha pervasi.
Queste sono le mie parole, ma sono anche le parole di tutti quegli artisti, rimasti nell'anonimato o di quelli che in ogni tempo sono stati considerati indesiderati poiché dannati.
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