Scritto da: Paul Mehis

Riunione familiare


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...dovevo proseguire per capire...
Era spoglia; i pochi arredi rimasti erano ormai legno marcio, consumato dai tarli.
Scesi al piano sottostante passando una scala, ma sembrava non aver fine...
Si aprì dinanzi a me un ampio locale, illuminato da una luce: verdognola, irreale, fosca...
Al centro vi era un sepolcro; sentii dentro di me una tremenda angoscia, volevo vedere... dovevo capire!
Arrivato davanti mi cadde l'accendino ormai rovente e mentre mi chinai per raccoglierlo lessi, se pur nascosto da una spessa coltre di polvere, quel nome.
Mi si ghiacciò il sangue, mi ripetevo: "svegliati! È solo un incubo!" Ma qualcosa di irrefrenabile mi spingeva a continuare.
Usai le poche forze rimastemi, per sollevare il coperchio di pietra dal peso immane.
Dentro... un corpo dalla pelle avvizzita, con abiti ormai laceri ed un ghigno sinistro... ma familiare.
Accadde ciò che non poteva avvenire... quell'abominio spalancò le palpebre secche come la creta e due occhi vitrei si rifletterono nei miei; mi afferrò trascinandomi nella tomba.
Il mio viso era orribilmente pressato contro il suo e spalancando le sue fauci aride mi disse, emanando un lezzo nauseabondo: "fratellino sei tornato a prendermi, io sono tè: il tuo male, la tua perversione, tutto ciò che rinnegasti; finalmente sei qui per liberarmi da questo inferno che anche la putredine rifiutò!"
Non potevo permettermi di lasciarlo fuggire! Non potevo lasciare che ricalpestasse la terra tanto orrore! Non potevo...
Con un estremo sforzo diedi un colpo al sarcofago lussandomi una spalla... il coperchio ricadde pesantemente su di esso riunendoci per sempre... nell'oscurità eterna.
Composto domenica 22 febbraio 2009

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