Niente scatole
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Il giorno entrava prepotentemente tra le fessure dei suoi occhi fino all'arrivo della rassegnazione e della conseguente abitudinale stanchezza.
Eccolo lì, il suo mondo: i suoi piedi radicati nel terreno e l'unico movimento delle braccia che gli permetteva di compiere il suo lavoro quotidiano.
Accanto a lui, alla stessa distanza, sia a sinistra sia a destra, si trovavano gli "altri", che erano come lui: impiantati anche loro nel terreno e complici delle sue azioni, insomma suoi colleghi.
Non sapevano cosa stavano facendo lì, solo che ogni tanto, a intervalli irregolari, si passavano delle scatole che né conoscevano il luogo da cui partivano, né il luogo in cui sarebbero arrivate.
L'unica altra azione che facevano, oltre a passarsi ripetutamente quelle scatole, era solo quella di scambiarsi qualche frase.
Lui riusciva a vedere che c'erano anche "altri" come lui davanti a sé, probabilmente disposti nello stesso modo in cui erano disposti lui e i suoi colleghi, ma erano troppo lontani perché potesse scambiare qualche parola anche con loro.
"Buongiorno"
"Buongiorno"
"Niente scatole oggi?"
"Non ancora, ma ovviamente arriveranno pure oggi"
Gli istanti passavano, ed era proprio in quelle pause che lui si rendeva conto del vuoto della sua esistenza. Sapeva di esserci, perché poteva vedere, sentire,... [segue »]
Composto domenica 10 gennaio 2010
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