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Erano loro, lì fermi. Una somma di difetti infiniti che si compensavano, annullandosi nella perfezione dei loro corpi uniti, stesi su quel misero lembo di terra, su quel misero lembo di stoffa. I suoi chiarissimi occhi verdi fissavano occhi nerissimi, evidenziati da un make-up scuro, pesante, marcato, le scavavano il cuore con una facilità che dimostrava quanto fosse coinvolta, quanto fosse fragile nel suo lasciarsi vivere a pieno, come se non avesse mai potuto scegliere, obbligata dalla situazione, obbligata da quella morsa chiamata amore.
Erano lì fermi, incastrati in un attimo, incastrati in un ricordo, entrambi ben consapevoli che non potesse esserci più altro, né un presente, né un futuro, e tuttavia ancora stretti, legati dalla paura, dall'abitudine, ma lei sapeva, si accorgeva di come stessero distruggendo tutto ciò che avevano avuto e decise in quello stesso istante di andare, scelse il dolore e la disperazione pur di evitare l'odio.
Così si stese ancora di più verso di lui, sussurrò addio, gli diede un bacio e si alzò; non scese neanche una lacrima, non udì frasi di risposta, lui non si mosse, come se non avesse motivi per fermarla, come se non ci fosse bisogno di spiegazioni, e lei indugiava ... [segue »]
Composto domenica 24 ottobre 2010
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