Paolino ha caldo al mulo
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...n'è lavoro – ribattè il pisciataro imbriacato.
-e che ci campate, ancora? Che Dio vi possa arricogliere! A tutti, a tutti dico!
Nei due stradaccioni, in quella parte guinezzelliana che per noi è sensibilissima, fiorì il fiorfior dello sconcerto alla mezza delle mille spicciole speranzolle di poterci riuscire, uscire alfine da quella Caporetto. E a furia di caporettare un poco lì in Calabria un poco qui in Sicilia, si finì, per quei poveri disgraziati, colle labbra labbrose e le gambe sgambettate. Sì sia l'accordista sia il vinajolo rimasero fermifermi e senza sciato alle vocali da che quella verità li aveva freddati come passerotti nati all'ora. L'espressione stuporosa di Saverio la dicea lunga: c'era qualcosaqualcosella che ancora non ci sapeva bene nel suo spadaccino. Fece un segno di via a Paolino, e presero per rindimorare chianochiano colla vecchia Panda sul verdastro. All'attesa che ci volea da lì a casa, Saverio, il guidatore della rumobile, ci gettava gli occhiacci al cicisbeo come una tigressa alla creaturina, augurandosi una parola una parolina una parola su quello ch'era successo poco prima.
-Da quando ce l'hai coi miserabili?
-No nenti. È che oggi ci ho i baccelletti infiorescenti. Passerà, passerà.
-Non ci hai voglia più? Dico... Manco ... [segue »]
Composto giovedì 13 gennaio 2011
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