In memoria di Teo, gattino randagio
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Ciao piccolino, esserino mite, indifeso da una natura incomprensibile che fortemente ti chiamò alla vita e te ne allontanò con mille astuzie. Finché tu capitolasti, un mattino, mentre altri apriva gli occhi senza altro merito che quello di un caso benevolo. Come altrimenti potrebbe spiegarsi? Che altro nome potremmo dare a una esistenza che della vita ha avuto solo una timida parvenza? Ti abbiamo chiamato Teo, come Dio, ché in quella tua misera sembianza ignara e dolorante, pur racchiudevi il segreto della creazione in tutta la sua mirabile potenza, checché ne pensino gli sciocchi, cui la stoltezza non permette compassione per quelli come te. Ti lasciarono lì. Non sospettarono che tu potessi provar dolore, disperazione, pena tanto grandi quanto qualunque altro essere vivente; né che questo dolore fosse meritevole di soccorso e conforto quanto quello di ciascuno di noi.
Abbiamo lottato insieme perché tu aprissi gli occhietti tumefatti e vedessi le cose belle della vita, il sole, l'albero, il guscio di una noce per giocare, perché avessi la forza di rialzarti, perché il tuo cuore non cadesse in picchiata.
E ora sono qui, sempre qui, a far le cose di sempre, tranne che occuparmi di te.
Sei morto senza aver ... [segue »]
Composto lunedì 28 febbraio 2011
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