Bambola attaccata alla bombola del gas! Bambola con la stampella distesa su una barella. Spaventata nella sua stanza da un clown beffardo dal ghigno assassino, è la paura che sgretola la sua fine porcellana e di quel sorriso ne fa pianto. Bambola con i capelli rapati a zero come il suo naziskin per non finire in quella camera a gas. Bambola che ricorda i giochi di una bambina che fuggiva dalla realtà. Bambola dal braccio ingessato, palpebre mobili e pupille fisse. Dentro ad un armadio è asfissia. Chi è la bambola? Chi la bambina? Ossigeno! Ossigeno! La stiamo perdendo! Tra i giochi, un treno... saltarci sopra, scappare via e dire: "quella non è più casa mia"! I capelli ricrescerebbero, il braccio guarirebbe, ma il gas è dentro, inalato, sniffato, incrostato al respiro, ricorda le ciminiere di periferia, fuliggine nelle narici, smog nelle vene. La paura è un fumo che sale agli occhi, miscela che paralizza, vapore sottile che imperla fronte e guance. Quella donna non è stata mai bambina.
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