Da quel che sono riuscito ad osservare, in quanto provato sulla mia stessa pelle, tentazioni e moralità sono strettamente dipendenti. Ma, la loro, non è una dipendenza piacevole: laddove si cede ad una tentazione infatti la moralità cessa di esistere. È di fatto impossibile potersi definire persone rette, morali qualora si ceda ad una sola, qualunque essa sia, tentazione. Già. Una tentazione è un qualcosa che dovremmo evitare, altrimenti non potrebbe tentarci, e dovremmo evitarla in quanto potrebbe arrecarci danno o arrecarlo a terzi. Ed ecco qui che nel momento in cui cediamo, la moralità, la retta via, il far bene spariscono: abbiamo istantaneamente portato un dispiacere a terze persone o, peggio ancora, a noi stessi. Quindi, per vivere la vita fino in fondo nelle sue passioni, nelle cose che ci permettono di definirci vivi – di sentirci vivi! – dovremmo, di conseguenza, essere amorali, simili a bestie, spinti da un istinto primordiale che ci vieterebbe seduta stante ogni relazione umana interpersonale soddisfacente. Ora è d'obbligo chiedersi se la "sfumatura" sia la nostra soluzione migliore. Tra il bianco pallido dell'essere "giusti" e il nero profondo delle passioni e delle trasgressioni, tutto dipende dalla scala di grigio che decidete di abitare...
Composto sabato 24 marzo 2012
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