Parte il treno. Un altro ancora. Distinguo nitidamente i finestrini ma i visi delle persone passano sfocati. Non si fermano a fissarmi come io fisso loro. Ci sono vite dentro quei missili di carbone, costrette a fermate indesiderate, a rotaie già segnate. Qualsiasi cosa esse facciano, la stazione d'arrivo è la medesima. Allora attendono: c'è chi attende lasciandosi passare avanti tutto, come un film da guardare a occhi chiusi. C'è chi invece incolla il naso al finestrino e non si lascia sfuggire case, alberi, variazioni della luce, del terreno, della gente, delle città, degli orizzonti, dei mari, degli odori, dei fiumi. Quando arriverà alla stazione, egli almeno non sarà più lo stesso di quando è partito l'altro ieri.
dal libro "La ricetta della notte perfetta" di Irene Pampanin
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