Ci sono cose che mi stanno sullo sfondo, come figure in bassorilievo, a darmi il senso della dimensione dentro al cuore. Le chiamo: "memoria"; tessere in miniatura che mi ricamano sulle spalle un mosaico d'insolito.
Tra i vortici, fiati aerei in sussulto a segnare ellissi, a vedere il momento più triste del vento, quando cessa e la foglia cade.
Cado. Cielo grigio a soqquadro.
Schivo i dipende, mi ammacco sui forse. Quello che sarà mi fa sommossa. Aggiungo le ipotesi ai dubbi ed è così che mi doso l'anima, ventuno grammi in distillato di coraggio, grammo più, grammo meno, per questo e per quello.
Io non ho affrontato la tempesta, ma una pioggia lenta, fitta, durata anni e, credimi, quando ti dico che la tempesta ti sbatte, ma la pioggia ti penetra e ti marcisce il bianco, lasciando carname.
A volte, però, spiovo.
A volte, addirittura, cielo.
A volte, c'è vento e qui non ho altro da aggiungere.
Di rivoluzioni, dentro, tante: pochi scalpi ed io, immedicabile.
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