La foglia che guardava al cielo
C'era una volta una foglia che guardava al cielo. Verde come il mare quando - nella nota musicata di una notte specchiata al tramontar della luna - bacia e abbraccia la soffice sabbia bianca di Mattinata, laggiù, nel paradisiaco Gargano, essa spiccava il volo viaggiando oltre la sua sognante immaginazione. Teneramente guardava al cielo, mentre il sole spalmava dolci raggi di piacevole crema invisibile sulla superficie di quel palmo venoso triangolar-irregolare irregolar-triangolare, ma deliziosamente liscio e luccicante. Beata, la foglia dondolava grazie all'orchestra d'un gallo canterino che s'udiva in lontananza, accompagnata col contrabbasso assai rumoroso e dal ritmo melodico d'un trattore diesel che - dall'alba, su e giù per i campi - lavorava, sudando, la terra. Ella, la foglia, soave danzava controvento, sorridente ed intraprendente, unica ballerina d'un albero secolare folto in fogliame, ma scarno d'idee. Il cielo era lì, a farle l'occhiolino, come l'ogni mattina, pomeriggio e sera era solito fare. E poi - complici fantasiose nuvole cicciotte, identiche a fantastica panna montata - cambiava la luce da un blu molto blu a un blu vicino al celeste. Felice la foglia, andava a dormire. Toccava, sperava, il cielo, domani, di nuovo arrivare... per farla sognare.
Composto sabato 7 novembre 2015
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