Fuga solitaria di un uomo affranto
Scappai verso sera dalla mia delusione, non l'avrei mai avuta, lei non mi avrebbe mai voluto. Allora mi addentrai nell'oscuro bosco dirimpetto alla strada maestra. Vagai per la foresta; tra rovi spinosi ed alberi maestosi; vidi la luna schiarir le montagne, ella era piena di briosa lucentezza e gentile illuminò il piccolo sentiero acciottolato. Mentre i lupi cantavano malinconiche melodie notai d'improvviso un ruscello; scorreva impetuoso nell'oscurità e per un attimo ripensai alla mia amata, vestita di sinuosa seta bianca. Mi accorsi di essermi perso; allora cominciai a correre, ed inciampare, e sporcarmi la faccia e le mani di terra e di sangue; di terra fradicia e di sangue, il mio sangue. Molte ferite in me si erano aperte, i rovi continuavano a punteggiare la mia pelle, ma la ferita più grande non sarebbe mai stata rimarginata, quella del mio cuore. Allora mi lasciai cadere, finalmente libero, nell'abisso della mia anima fino ad accorgermi in una mattina soleggiata, che stavo solamente sognando.
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