Scritto da: Stefano Napolitano

Un addio infinito


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...sasso, così come rimasi allora, il colpo di fulmine mi attraversò comunque, anche se non volevo, anche se provai a resistere, non riuscii a fare nulla per lunghi istanti. Infine la salutai in fretta cercando scuse puerili, scappai, pensai che dovevo dimenticarla, che dovevo dimenticare tutto, ma proprio come allora non ci riuscii, volevo rivederla come un assetato brama un po' d'acqua di giorno e un riparo caldo di notte in pieno deserto. Ci incrociammo ancora, e poi ancora, lasciai la prima ragazza, così come successe la prima volta, e ci innamorammo con la seconda ancora una volta, pensai: "questa volta non rifarò gli stessi errori, questa volta sarà tutto diverso, andrà bene!". E invece rifeci, rifacemmo anzi, gli stessi identici errori, litigammo, andammo allo scontro, tutto crollò, l'orrore di rivivere di nuovo tutto dall'inizio e lo strazio non fu di entità minore solo perché già tutto vissuto. Tutto tornò alla "normalità" nel 2017, dopo aver rivissuto quei 5 anni, tutto era come quando ero sul mio letto mezzo ubriaco, poco prima del viaggio. Non posso cambiare nulla, ora lo so, sono quel che sono, siamo ciò che siamo. Ora però ho della sabbia da levarmi dai pugni e dai vestiti, e un passaggio da trovare per tornare a casa, ancora una volta, una soltanto, lo giuro.
Stefano, dal 15 ottobre 2012.
Composto lunedì 6 febbraio 2017

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