Sig. G.
Ancora la notte, potrei non serrare gli occhi, son già abbastanza avvolto dal buio più torbido, quello della solitudine, quello che ti trasporta in una frazione di secondo dalla tristezza all'odio facendoti scorrere nella mente un'infinita sequenza di volti che pur essendo noti da sempre non riesci più a dare ad alcuno un nome ed ancor più una collocazione. Mi manca l'amico, il Signor G., il tono della sua voce che chiama... Peppo.
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