Io sono Giosafatte
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Io sono Giosafatte.
Diceva sempre il vecchio pazzo davanti ai gradini consumati,
come le sue parole, che per incanto, un giorno cominciai a capire.
Erano diverse, strane, a volte ancora senza senso,
le avevo cominciate ad ascoltare per caso,
curioso,
di eremita nonostante il mondo intorno,
che tutti dicevano quanto fuori ne fosse.
Lo ripetevano davanti ai bar e le stazioni, convinti,
come quelle abitudini ai discorsi fatti mille volte uguali
tanto per bisogno di ragione, o forse a non voler pensare,
pieni di esperienze ripetute di certezze a confermare.
Ecco là il matto, dicevano a sorsi di vino bianco,
di motori accessi a respirare, di lavori fatti per pagare,
di problemi grandi da capire, e tutti uguali ad affrontare.
Eppure era lì, puntuale,
al momento che sceglieva di apparire,
guardava, a volte sorrideva,
che io aspettavo la saggezza di porte aperte alla follia,
senza chiedermi più sensi di verità da pronunciare.
Mi dissero che non sarebbe più venuto,
parole atte a farmi aprire gli occhi alla ragione,
dedicate alla speranza di non doverne più ascoltare,
che di spaccare quelle mura di cementi quotidiani
nessuno aveva voglia di affrontare, a convincersi che no!
Ragione non potesse mai avere.
Fermo ad aspettare.
Ogni giorno ... [segue »]
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