Incontrare il destino in sella a una bicicletta
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...l'aveva mandata a prendere un litro di latte come tutte le sere. «Avete chiamato il dottore? », si dispera. «Si, stanno arrivando; ecco la Croce Verde, facciamo spazio». I barellieri sono velocissimi ed esperti, in trenta secondi Giulia, sua madre e Carlo sono saliti e partiti verso l'ospedale. «Il polso è valido, ma ha perso davvero molto sangue, di che gruppo è? ».
La mamma è scioccata, è troppo confusa per riuscire a rispondere. «Signora, che gruppo sanguigno ha sua figlia? », insistono i soccorritori. «Zero positivo mi pare... Aspettate, ce l'ha scritto nella collanina. Sì, sì è giusto, zero positivo». Il flacone c'è, la flebo è già in funzione, ma lei chi è? «Sono il responsabile di tutto questo» risponde Carlo con un filo di voce. «Non l'ho proprio vista, c'era poca luce e... ». «Svelti, scende te». Rianimazione, intervento e alla fine il miracolo: Giulia ce l'ha fatta. Dopo quindici giorni sul luogo dell'incidente si organizza una manifestazione. «Qui ci vuole una pista ciclabile! Basta con gli omicidi sulla strada». Ci sono anche i genitori di Giulia che quasi non ci credono di essere fuori dall'incubo di quella sera. Sulla strada le macchine sfrecciano a sessanta- settanta chilometri all'ora. «Ma voi vigili non le vedete? Perché non le fermate? ». Alla manifestazione c'è anche Carlo, qualcuno accenna ad offenderlo, ma lui non reagisce, sa di avere torto. È lì per quello, non basta la multa, non basta pagare tutti i danni; c'è qualcosa di più da fare, e lo vuol fare assieme a Giulia e ai suoi genitori. C'è da proteggere la vita di chi non è chiuso dentro l'armatura di una Punto, ma sta a piedi o a cavallo di una bici indifesa.
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