Il Nemico
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...dal cespuglio con un urlo disumano, la spada sopra la sua testa, pronta ad essere calata.
Il nemico si girò e gli puntò il fucile contro. Una smorfia sul viso.
Troppo lento.
La spada esplose tutta la sua violenza.
La faccia del nemico fu tagliata. Le parti vicino al taglio furono strappate, tirate, contorte.
Un altro fendente allo stomaco mise fine alle sue urla.
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Il bambino scoppiò a piangere.
"Mi hai fatto male!"
"Dai, su, non volevo tirartelo forte..."
"Lo dico alla mamma ora!"
Il nemico scappò via piangendo.
Arthur fece spallucce (cosa che si fa spesso all'età di 11 anni), buttò la canna di bambù per terra e corse dietro al fratello, urlandogli scuse e promesse di regali in cambio del suo silenzio con la mamma.
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Non pensava che sarebbe successo veramente, l'aveva solo immaginato.
E ammetteva che certe volte aveva fantasticato su questo: sul fatto di uccidere, di essere un eroe, di fare la guerra, di stare in mezzo alla mota. Lui e il suo mitra e i nemici di fronte, solo contro tutti. Uno scopo nobile, come salvare la sua famiglia o la sua donna, sarebbe stato il suo motore.
Ma quando uscì da dietro il cespuglio urlando, con il mitra spianato davanti a sé e in bocca il sapore del fango...
Vento. Pioggia.
Paura.
Quando uscì da dietro quel cespuglio, questa volta il nemico lo vide subito e gli scaricò addosso una raffica di mitra.
E mentre le pallottole lo penetravano e lo distruggevano, lui pensava solo a quanto bello era stato fare la guerra con la sua canna di bambù sotto casa sua.
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