Una buona ragione
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...se è fuggito...
Un sorriso furbo: - È vero, non mi sono fatto vedere da nessuno... papà non sa che sono qui...
- Ah! E dove pensa che stai? - gli domando
- Ai giochi del computer... abbiamo appuntamento lì... lui sta facendo la spesa-
Gli trema la voce, forse ha ricordato la spesa fatta con sua madre...
- A che ora è questo appuntamento? - incalzo
Guarda un piccolo orologio da polso colorato: - Ora!... Devo andare! Questo... questo rimane un segreto? - domanda con voce rotta
- Ma certo, ti do la mia parola! E quando si dice così... non si può mentire, lo sai?
Sempre quegli occhi nei miei, sono due spade, mi trafiggono: - Lo so, lo so. Ciao! -
E corre via, leggero, veloce, come una gazzella, sparisce all'interno del supermercato.
Mi sento svuotata, forse alleggerita.
Entro in auto, inserisco la chiave... alzando gli occhi mi vedo riflessa nello specchietto: sono pallida, un po' spettinata. Due rughe si cominciano a vedere intorno alla bocca, a casa non mi aspetta nessuno. È tutta bella, in ordine, con gli oggetti che amo. E nessuno che amo. O che ami me.
Poggio le mani sul volante e poi la fronte e poi piango... a singhiozzi pieni, liberatorii, un fiume che ha rotto gli argini, un dolore sordo e maledettamente amaro, graffiante.
Anche io ho un'ottima ragione per piangere: ho buttato via la mia vita.
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