Due settimane in maggio
Durante la guerra infatti ero convintissima che in tempo di pace ogni cosa sarebbe stata diversa.
Non solo che non ci sarebbero mai più stati bombardamenti e che nessun padre sarebbe mai più stato ammazzato.
Dalla pace mi aspettavo anche panini al prosciutto e cioccolato a volontà. E mutande della giusta misura e stoffe che non irritassero la pelle, ma ero soprattutto sicurissima che tutti i nazisti sarebbero stati puniti, eliminati, che non sarebbero stati più in circolazione.
Ora la guerra era finita da tre anni, le mutande erano sempre troppo grandi e mi davano fastidio, i vestiti mi pizzicavano orribilmente il collo e il prosciutto si trovava solo alla borsa nera e mia madre non poteva permettersi quei prezzi.
Anche il cioccolato era troppo caro per noi. Lo compravamo solo a Natale.
E i nazisti che conoscevo vivevano ancora e possedevano molte più cose di noi. Solo il capo caseggiato faceva eccezione. Aveva un buco in testa, era diventato portinaio ed era costretto a trafficare intorno ad un tombino e ad arrabbiarsi.
Qualche volta mi immaginavo che tutti i nazisti avessero un unicorno all'indentro.
L'idea mi divertiva molto.
dal libro "Due settimane in maggio" di Christine Nostlinger
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