I conti della vita.
I conti della vita sono una frazione che porta al numeratore i fatti, e al denominatore le aspettative.
E i fatti, cioè gli obiettivi realizzati, sono sempre pochi: mentre al denominatore ci sono tanti propositi, speranze, desideri, sogni...
Il risultato è sempre un numero infinitesimale, e musi lunghi.
Ma è un errore: al denominatore bisogna mettere tutte, ma proprio tutte le aspettative. Anche lo zero che sicuramente verrà, ad annullare ogni attesa.
Colpo di scena: con il moltiplicatore zero al suo posto nel denominatore, una qualsiasi inezia al numeratore sarà sufficiente a far schizzare il conto di ciascuno all'infinito.
Tutti conti uguali, perché tutti con risultato infinito.
Quando poi lo zero sarà... un fatto, e andrà al numeratore (al numeratore, abbiamo detto, ci sono i fatti...), il valore della frazione sarà zero.
Tutti conti uguali, perché tutti con risultato zero.
Quest'ultimo risultato, quantunque a prima vista possa apparire deludente, è la riprova della validità del calcolo: non vi saranno infatti, a vita terminata, ulteriori conti da fare.
Tuttavia, dà da pensare questa uguaglianza perenne dei conti di tutti: tutti con identico risultato, infinito prima e zero poi. Ma soprattutto dà da pensare quel risultato infinito per tutti, finché dura la vita.
Quasi che questa vita, con cui si vuol fare i conti, fosse qualcosa di infinitamente prezioso per tutti, e insieme qualcosa di impalpabile, di molto diverso da ciò che appare.
Quasi si svolgesse nella stessa dimensione dei sogni, traducendone però miracolosamente in realtà, cioè nei fatti, alcuni frammenti.
Quasi che, finché dura la vita, venisse finalmente ed inequivocabilmente in luce, dal risultato di questo semplice calcolo, il misterioso infinito connaturato a ciascuno di noi.
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