Lettera alla direttrice
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...età, anche muoversi, saltare, rotolarsi, urlare. Non si possono costringere a stare seduti, e se qualche volta faccio un urlaccio, non è violenza, non è nervosismo o rimprovero, è solo per richiamare la loro attenzione, per farmi sentire, anche per regolare la situazione che magari si sta evolvendo in modo negativo. La mia più grande ricompensa, cara direttrice, non è il suo giudizio, ma è il sorriso di un bimbo che ti accoglie quando arriva a scuola con un saluto festoso, che cerca la tua mano e la tua vicinanza, che ride e supera il distacco dalla madre perché in te ha trovato una persona che lo capisce e non lo reprime, che ti abbraccia, ti dice che sei bella, ti accarezza i capelli guardandoti dolcemente negli occhi, che gioca con te, che mostra ciò che sta facendo con fiducia sapendo che riceverà sempre un consenso, una parole positiva, un incoraggiamento. Perché io sono colei che accoglie sia il pianto e la bizza e li gratifica per il lavoretto che ti mostrano orgogliosi, anche se impreciso. La mia più grande soddisfazione è vedere che i bambini, se mi incontrano per strada, ti riconoscono perché sei diventata una persona importante e un punto di riferimento per loro. Non cambierò il mio modo di educare, cara direttrice. Io sono così, ho la coscienza a posto. Se sto sbagliando le devo dire che continuerò a farlo perché ritengo che il mio sbaglio sia la cosa giusta. La mia gratificazione la ottengo ogni giorno dal sorriso dei bambini che non credo lei avrà mai modo di sperimentare. Distinti saluti.
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