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Soldatini di piombo e marionette di cartapesta, codici a barre sulla nostra testa. Omologati, stereotipati, finiremo, un giorno, per sparare ai nostri specchi pur di uccidere un'immagine che ci sembri altro da noi. Ci hanno intubato i polmoni e da lì arriva l'urlo che grida: diversità! Abele è morto e Caino continua ad uccidere i suoi fratelli perché ciechi, perché pazzi, perché neri, perché di altra lingua, perché si amano tra uguali. Chiamami per nome non con un numero di serie come sei abituato a fare, io sono diverso e per difendermi non voglio ammazzare, ma tu lasciami vivere, non mettere Gesù alla croce perché professa la fraterna uguaglianza, io sono nel suo insegnamento e mi amo perché amo e mi lascio amare. E non parlo né di un diritto né di un rovescio, né di un dovere né di un dov'ero, so solo che sono diverso da te e tu sei diverso da me e non voglio guerra e pallottole solo perché metto la mia mano in un'altra mano uguale, né fiori sulla mia tomba perché a te questo non sta bene, ma lasciami tornare a casa tra i miei muri diversi, la mia musica diversa, la mia religione ... [segue »]
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