Scritto da: Mariella Buscemi
Ho maledetto il silenzio ed i silenzi. Rimasta senza voce davanti alla realtà improponibile ed insopportabile. Sirena che baratta il canto per due gambe da umana per giungere a te, venirti al cospetto e farmi ancor più umiliare. Ho conosciuto chi si trincerava e si difendeva dietro lo stesso mio silenzio, proprio della sconfitta, dello sdegno, della paura, della mestizia; silenzio che all'interpretazione profonda lascia spazio, riflessione d'un concentrato di significati che vanno oltre l'abuso di parole senza senso. Ho usato silenzio per far pace con me stessa, staccarmi dal frastuono di mille ingiurie e mille ingiustizie. Cadere e rialzarsi, sempre in silenzio, pulire ginocchia e gomiti scorticati, assorbire lacrime sulla pelle degli zigomi e sbattere le ciglia per vederci meglio. Silenzio che occulta. Silenzio che non profana. Silenzio che non disturba. Silenzio della malattia e della morte, estremo saluto, silenzio d'occhi chiusi e corpo fermo; ti saluto mio dolce silenzio che fai così rumore dentro al mio ricordo. Silenzio del soldato che ha perso il suo compagno. Ed ho incontrato te che di silenzio ti ammanti per far parlare meglio la tua anima. Entri in punta di piedi nel luogo sacro del mio cuore, hai tolto i calzari e baci la mia terra. Ho benedetto il silenzio ed i silenzi. Le tue mani e le tue braccia che mi contenevano i sogni nella notte, silenzio che mi beveva svuotandomi dalle vecchie urla di dolore. E con te il silenzio non è deserto, ma acqua già arrivata al mare che evita il gorgoglio della sorgente per non svegliarmi dal sonno protetto dalla tua presenza. Silenzio di chi riposa. Con tutta la solennità di un vecchio capo Apache.

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