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"Scusami caro, torno un attimo a casa, ho dimenticato gli occhi in bagno"! Quante volte ho dimenticato gli occhi a casa. Ho dimenticato di vederci, sentirci, presagire, amarmi. Infibulazione dell'anima. Infarto del cuore. In-finita-mente troppo malato amore. Dipendenza... Ossessione, compulsione. Quante volte ho detto che i tuoi schiaffi erano carezze di passione, i tuoi urli, bisogno di far sentire il peso dei tuoi retaggi passati, le tue malattie, il tuo non detto, le tue atrocità. Volevo solo essere la tua cura, ma la contaminazione ha appestato me. Virus. Avrei preferito una pallottola, ma non il tuo abbandono. Ma non la solitudine. Quante volte lo spazio di un letto diventava prigione, patibolo, campo di battaglia, carneficina. Che mi chiedo come tu poi facessi a dormire, forse Bacco t'aiutava, ma io no, io restavo con gli occhi sbarrati di gatta impaurita con un coltello immaginario che tagliava l'aria, che sarebbe stato giusto piantarti nella schiena, ma che mi sarei conficcata volentieri nel petto. E avrei dovuto imparare ad amare me, prima che amare te. La prossima volta lo faccio, lo giuro! M'hai messo il burqa alle emozioni, raggelando possibilità, slancio, femminilità. Alessitimia. Atrofia. Anestesia. Bulimia d'amore, poi, anoressica espiazione delle colpe, poi,... [segue »]
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