Un bacio in fronte a mia madre perché a lei devo tutto. È stato l'ultimo mio gesto. E poi non rammento più di tanto, se non una lastra di marmo e tanta gente. I nostri cuori stretti in una briglia dove ogni ricordo dell'infanzia s'impiglia: la nenia di un carillon, il mio costume carnascialesco con il papillon. Tante sono state le notti dove l'incubo ha prevalso sul sogno ed il tuo viso mi appariva perché sapevi che ne avevo bisogno. E farei tutto un viaggio, ma, stavolta, dalla fine all'inizio, si, ne avrei il coraggio, firmerei con la coscienza un armistizio, ché uno sciocco senso di colpa, per non essere stata lì, quando sei volata via, mi pesa sul cuore come un giudizio. E ritornerei a quando c'eri ed io ero dentro te, regressione per ipnosi per risentire la nostra simbiosi in equilibrio perfetto, l'osmosi. Autostrada della vita, tra il cigolio di ferraglia di arrugginiti cancelli, o quando addosso mi piove forte e sento che, oltre il Cielo, Tu mi apri le braccia come fossero ombrelli. Ellissi, iperbole, meridiani e paralleli, dall'Equatore all'Antartide che ho nel cuore, solcherei le traversie della mia esistenza e le geometrie virtuali ed evanescenti di ciò che non è più corpo, ma bell'Anima. Angelo tra gli angeli, cantico dei cantici. Ti cercherei tra gli spazi siderali dell'eternità, saresti il senso dell'inaspettata serendipità ed io ti troverei come nuova scoperta. Mamma, ti dedico tutto, per Te sono stata progetto al centro del petto ed io questo non lo baratto né lo butto.
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