Mi chiese come vivevo i miei rapporti
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Mi chiese come vivevo i miei rapporti e perché diamine fosse così difficile avvicinarsi a me. Le risposi che non ero supponente come si poteva pensare, solo spaventata. Quando qualcuno mi si avvicinava lo scrutavo, lo analizzavo, lo riempivo di domande e lo mettevo alla prova. Come fanno i gangster fuori dai loro circoli, hai presente? Che spiano da una feritoia nella porta. Ecco, io spiavo le persone da una ferita, quella che millemila delusioni mi avevano lasciato come monito. Molte persone se ne andavano e io richiudevo lo spioncino. Alcune, invece, fendevano la porta con il loro essere, penetrando dentro me. Allora pian piano aprivo la porta, mi sistemavo i capelli e le accoglievo dentro di me. Con lentezza facevo loro esplorare i miei angoli, prima i più brutti (e non sai quanti ne ho visti fuggire davanti al mio essere, al mio piccolo mostro), poi i più belli, i più calmi, i miei sorrisi. Dopodiché era tutto un vivere bene, alla tavola di casa mia, con il tè e la bellezza intrinseca della sincerità, delle confidenze, dei discorsi, delle piccole avventure la notte e le carezze. Nonostante il mio carattere è bello sedere alla mia tavola, si sta ... [segue »]
Composto giovedì 2 maggio 2013
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