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Era figlia del vento e di nessuno, cosa ricordo di lei? Il nome? Il nome no! Non me l'ha mai detto perché lei stessa non lo conosceva e spesso si rattristava cercando nella sua mente un nome dimenticato nel soffio caldo del vento di primavere passate e mai vissute. Era figlia del vento e di nessuno, di lei ricordo solo poche cose, poche cose di cui l'amore era la gioia di poter vivere la realtà nascosta nei suoi occhi, ricordo un grande berretto di tela rossa come le sue guance dal quale uscivano dei riccioli neri che non avevano mai sentito le carezze di una mamma o i baci di una persona cara, Immagini come erano belli i suoi capelli, neri più della notte, lucidi e morbidi di seta d'oriente, ricordo un paio d'occhiali neri che ricopriva tutto il suo visino e che nascondevano i segni della sua inaudita tristezza, di una tristezza solitaria vissuta nel segreto del suo cuore, come era sciupato quel suo visino colorato di un rosso ombrato chiaro, era tanto giovane ma tanto triste, ricordo un mazzo di carte da gioco che con mano veloce spargeva sopra a un tavolo di taverna per leggere i segreti ... [segue »]
Composto martedì 15 settembre 1992
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