Scritto da: Francesca Alleva

Ci sono cose che mi mandano in bestia.

Ci sono cose che mi mandano in bestia. Una di queste tante cose è l'incapacità di chi ti si professa amico di capire i tuoi bisogni paragonandoli forzatamente a ciò di cui di norma abbisognerebbero loro. Ad esempio, io ho il bisogno fisico di stare da sola; per studiare, per sedimentare avvenimenti, per sbollire, per riprendermi. Ho bisogno di me stessa, perché finché non mi ritrovo io gli altri saranno sempre un contorno, il mio fumo. Ecco, io ho bisogno di me per trovare il mio essere arrosto; il fumo poi lo cercherò io. Non sopporto più chi insiste nel dire che il mio modo è sbagliato, che devo uscire, devo vedere, devo fare, devo non fare basta. Bas-ta. Un no è un cazzo di no. Sono perfettamente in grado di prender su un telefono e dire "ehi ciao, senti ora sì, avrei bisogno di vederti quando puoi". Odio gli insistenti, odio chi non capisce, chi pretende, chi detta le proprie leggi; non tutti ragionano come voi, ma questo non vuol dire che ragioni in maniera errata. Smettete di pensare che gli altri staranno per forza bene con i vostri metodi, i vostri regali, la vostra presenza, il vostro modus vivendi. Iniziate a pensare che le persone stanno meglio quando vengono lasciate ai loro spazi per rialzarsi, per trovare il giusto appoggio per le mani e i piedi, quando nel silenzio sbattono gli occhi cancellando le stelline formatesi dopo la caduta, si disinfettano, respirano a fondo e capiscono dove sono. Solo dopo saranno pronte ad alzare gli occhi feriti verso di voi e ad accettare una mano per rialzarsi.
Composto domenica 7 luglio 2013

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