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Parto dagli occhi ed arrivo alle dita. M'è rimasta questa fessura bislacca sull'orlo del dentro/fuori e le ciglia sono porte a scrigno sull'uscio di uno spiraglio con la serratura rotta ed ospiti immaginari che entrano ed escono, quasi, sfrattandomi. Attraverso la soglia con questa mia scrittura. Una staffilata cromatica in rifrazione all'iride, passando per prismi capovolti.
Mi racconto e mi ritrovo storia. Spezzata. Violentata. Abortita.
Doppio a metà. Ho una penna che mi fa da unico remo sulla mareggiata dell'inquietudine, 'ché è quando sto per affogare che risalgo la china con la china nera. Sono un eccesso, un colore deciso, ma mi ritrovo nelle sfumature, addirittura, nel coraggio sbiadito, poi, nella paura nera, poi, nella passione rossa, ma al giallo del sole preferisco la bianca luna e quando opto per il rosa, faccio appello alla mia carne, tatuando indelebile Amore e Morte. Faccio la media tra questi eccessi e ne ricavo una deviazione che di statistico ha ben poco, ma mi traccia una gaussiana lungo la curva della schiena per poter reggere tutti i miei pesantissimi ventuno grammi. Al contrario. Faccio leva sui polsi, 'ché le caviglie sono rotte ed a veder sottosopra il mondo, ritrovo qualche speranza di vederlo ... [segue »]
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