Mettersi in gioco è saper guardare gli orizzonti con gli occhi del bambino che vive sempre dentro di noi, perché ritengo che i nostri occhi siano la regia dei film che giornalmente vediamo e che progettiamo con i nostri pensieri, cercando di condividerli con il linguaggio più comunemente chiamato sapere dare vita al cumulo d'immagini che frazione dopo frazione immagazziniamo nei server del nostro cervello, formato di tanti hard disk virtuali pronti a ridarci visione dell'immagine come un semplice "cerca" che esiste nel nostro sistema. Poi sta a noi saperne apprezzare i contenuti e gioirne, e se poi riusciamo a descrivere i contenuti con un po di fantasia si può facilmente far vivere e vivere di poesia, e continuare a guardare con occhi stupiti di bambini che nel gioire e nell'abbracciarti sanno sempre dire ho! Quanto e bello il mondo vissuto con gli occhi di un bambino. Questo, miei cari amici, si può vedere e sapere solo dopo, quando si è diventati materialmente più esperti del vivere e si pensa sempre a cosa non ci sia stato dato o a cosa ci sia venuto a mancare nella nostra infanzia, che non finisce mai di aprici gli occhi anche quando le rughe del sapere hanno cominciato a prendere forma sul nostro corpo, che non vorrebbe mai finire e vestirsi di quei solchi ardi che piano piano spuntano sulla fronte, e che non si possono più arare e seminare perché il contadino non ha più la forza di continuare a cure il suo campo, dove un tempo gelosamente ne custodiva le chiave del cancello.
Composto domenica 26 aprile 2015
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