Siamo, ogni cosa che non c'è
Muove nei camposanti un vento di coscienza, nel giardino dei frutti di candele, dove la carne muore, tra luminosi asparagi inodore, piove, l'umidità salmastra mossa d'infinito, e la riconoscenza mormora in memoria. Si confondono eteree nubi di sapienza in fatui fuochi, si ergono le aspre note verso il cielo; in un crescente arcobaleno d'inesauribile essenza di sapere, il mio pensiero dorme, tra guanciali di onde di dolore, dove io provo fame. Siamo la disciplina che rovina nell'insano cosmo, siamo l'angoscia che cammina in un campo incolto, siamo il sonno prima del dormire. Mentr'io dileggio il fato, e nella primavera che saluta chi per astrale sogno si ribella, fingo di essere quella oppure l'altra, per liberarmi a un pianto dedicato, questa malata fronda dei poeti.
Composto giovedì 14 maggio 2015
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