E chiamale se vuoi... emozioni!
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Nel Settembre del 1981 stavo bruciando i miei recenti venti anni a La Spezia, a bordo del rimorchiatore portuale 108 di stanza all'interno del porto della Marina Militare. Eravamo in quattro marinai più il comandante, un maresciallo di firma che in Marina si chiama capo: un tipo un po' burbero, ma anche lui aveva un'anima. Il nostro compito era di fornire assistenza alle navi militari in arrivo ed in partenza dal porto militare, di trainare chiatte di combustibile da una parte all'altra della darsena ed altri lavoretti vari. Insomma si stava bene, specialmente rispetto alla nave in cui ero stato imbarcato fino a poco tempo prima: una vecchia carretta del mare adibita come nave appoggio per palombari, stipata all'inverosimile di marinai e comandata da ufficiali frustrati.
E quindi ero felice, le mie giornate trascorrevano veloci e intense, permeate da un leggero senso d'avventura che la nuova destinazione aveva indotto nel mio animo. Un giorno stavamo abbordando una grossa chiatta allo scopo di agganciarla a lato del rimorchiatore e trainarla vicino ad una nave. Era un'operazione di normale routine e nulla lasciava presagire che da li a poco sarei stato coinvolto in una situazione parecchio emozionante.
Il rimorchiatore era ormai arrivato ... [segue »]
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