Scritto da: M. Gamba

I Miserabili


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...la bellezza, la vita, la gioia e i profumi. Sul meriggio mille farfalle bianche vi si rifugiavano ed era uno spettacolo divino veder là turbinare a fiocchi, nell'ombra, quella neve vivente dell'estate. Là, in quelle gioconde tenebre della verzura, una quantità di voci innocenti parlavano dolcemente all'anima, e ciò che il cinguettìo s'era scordato di dire, il ronzìo completava. Di sera, una nebbiolina di sogno si sprigionava dal giardino e l'avviluppava: un lenzuolo di nebbia, una tristezza celeste e calma lo ricoprivano; l'odore così inebbriante dei caprifogli e dei convolvoli ne usciva da ogni parte, come un veleno squisito e sottile. Si sentivano gli ultimi richiami dei picchi e delle cutrettole, che s'assopivano sotto i rami; per cui, di giorno, le ali rallegrano le foglie e, di notte, le foglie proteggono le ali. D'inverno, il macchione era nero, umido, irto e tremante dal freddo e lasciava un po' a vedere la casa. Si scorgevano anziché i fiori nei rami e la rugiada nei fiori, i lunghi nastri argentei delle lumache sul freddo e folto tappeto delle foglie secche; ma in ogni modo e sotto tutti gli aspetti, in tutte le stagioni, primavera, inverno, estate e autunno, quel piccolo recinto spirava la malinconìa, la solitudine, la libertà, l'assenza dell'uomo, la presenza di Dio; e la vecchia cancellata corrosa aveva l'aria di dire: "Questo giardino è mio."

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