Una corteccia di te
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...la accarezzavo con un soffice fruscio, e dinanzi alla sua bellezza volevo inchinarmi. Ma di puro legno è fatto il mio cuor e non può spezzarsi se non per puro ardor, bruciare marcire, Non ha più differenza, ormai il suo viso non lo rivedrò mai più, e, nei suoi occhi ammirare potrò, la mia lupa. Così la chiamavo e dei suoi desideri ero schiavo.
Potevo soltanto vedere mentre la sua vita andava avanti. In quel istante un pezzo della mia veniva divorata.
Sotto i miei rami fece li il suo primo amor, sopra le mie radici che si bagnavano del suo sapor, neppur un Dio potrà mai capire che per un attimo, un albero morto ha potuto amare ma amare come un angelo, anche se le mie ali di legno volevo spezzare e da lei avrei voluto andare
Un solo bacio avrei voluto assaggiare, ma immobile a guardarla il mio destino era così fatale quanto immorale. La visione di lei nuda con un altro, avrei voluto dar fuoco a me stesso, se avessi potuto. Farlo dalle fiamme ardere. Se pur di legno il mio cuore poteva, per una volta, sconfiggere una scintilla per poter ardere insieme al mio tronco, ora sono stanco non voglio più raccontare.
E soltanto di pensare a lei per il prossimo tempo vorrò fare.
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