La collina delle Fate
"Solo te", ripeté a voce bassissima, tanto che faticai a sentirlo. "Adorarti con il mio corpo, mettere le mie mani al tuo completo servizio. Darti il mio nome, insieme a tutto il mio cuore e la mia anima. Solo tu. Perché non mi permetti di mentirti... eppure mi ami".
Lo toccai, allora.
"Jamie", sussurrai, posandogli una mano sul braccio. "Tu non sei più solo".
Si girò e mi prese per le braccia, scrutandomi in volto.
"Io ti feci quel voto", gli ricordai. "Quando ci sposammo. Pur non avendone l'intenzione, giurai... ma adesso sono sincera". Gli rigirai la mano tra le mie, palpando la pelle sottile e liscia alla sua base, dove il polso batteva sotto le mie dita, nel punto in cui la lama del suo pugnale gli aveva tagliato la carne, un tempo, spargendo il suo sangue perché si mescolasse per sempre con il mio.
Premetti il mio polso contro il suo, battito contro battito, cuore contro cuore.
"Sangue del mio sangue... " bisbigliai.
"Ossa delle mie ossa". Il suo sussurro fu profondo e roco. Si inginocchiò all'improvviso di fronte a me e mise le mani giunte tra le mie: il gesto che compie un Highlander quando giura fedeltà al suo capo clan.
"Ti dono il mio spirito", continuò, il capo chino sopra le nostre mani.
"Finché la nostra anima non sarà resa", conclusi piano.
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