Il desiderio
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...il termine ultimo a cui aspirare. In tal caso l'appagamento è definitivo, finalmente colmato. Ad esempio, se si ricerca la quiete coricandosi in luoghi più o meno solitari, vuol dire che si desiderano stati intermedi, livelli più o meno alti di soddisfazione. Se invece si valica ogni inframmezzo si giunge all'estremità: nel caso appena citato si desidererebbe l'annullamento, coincidente con la quiete eterna.
Il desiderio porta alla perdizione: in alcuni casi per trovare quello che si cerca non si deve volere, perché le aspirazioni sono inesauribili, si autoalimentano, sono in perenne mutamento/incremento e soprattutto limitano l'agire. L'antitesi di questa opinione è data dall'idea contraria, che vale come precetto generale: è importante ma non necessario che la volontà e l'obbligo siano conciliabili, ai fini di un adempimento più certo: in altri termini se si desidera intensamente qualcosa che allo stesso tempo è un onere, è improbabile che non si riesca ad ottenere. La razionalità porta l'uomo a non desiderare l'avvenire necessario e prevedibile, così come non si pensa ciò che è indotto da un meccanismo imprescindibile, cioè a cui non è possibile sottrarsi, che si determina spontaneamente e non richiede alcun ragionamento, come nel caso della gestualità e di alcune azioni ... [segue »]
Composto mercoledì 24 luglio 2013
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