Scritto da: Giorgio Guccione

L'aquilone


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...spalancato accoglie il vento che lo tiene lì, lo tiene vivo. E tu lo fissi, in fin dei conti ti senti così, libero di volare, libero di sperare, libero di immaginare ogni piccolezza come se fosse un capolavoro; sì, è così, ci siamo, è uno specchio naturale. Sorridi, cammini e giungi a pensare: il filo! Sì il filo, proprio quel piccolo filo! Vabbè poco importa no? È un patetico filo! No, non lo è. Ti tiene in pugno, sa come ti muovi, sa ciò che vuoi fare, sa dove e come vuoi andare; non è il sapere, il filo è lì pronto, ti fa volare ma non troppo in alto, ti fa sperare ma non troppo in grande, ti fa camminare al vento a testa alta ma stop. Lui decide, e ti fa cadere! Distrutto l'aquilone torna in cantina, riposto in un angolo, distrutto un uomo torna alla realtà. Era solo un sogno a farti volare, piedi giù, testa giù, pedalare! A stento sentirai il vento, prova a lasciarti andare tanto ci penserà il filo; è tutto scritto, è tutto deciso. Emozioni, sofferenze, delusioni o soddisfazioni sono stampate sul viso, indelebili come un codice storico, incancellabili come strade percorse, concrete come striature di colore sulle ali di questo aquilone!
Composto mercoledì 18 settembre 2013

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