Hai l'aria sorridente, continuo a parlarti e tu mi ascolti per ore, senza dare segni di insofferenza, come sei cambiato in tutti questi anni, ricordi? Dicevi che non sopportavi la mia voce, che parlavo troppo... ora invece mi guardi, resti vicino, mi sorridi; caro... ti vuoi fermare per cena? Ho cucinato il pesce, caro... che fai, sorridi e non rispondi? Ti fermi per cena? Caro? Caro? C*zzo, non è che sei diventato sordo?
Cara, volevo ringraziarti per avermi stirato la camicia con l'amido, è rimasta perfetta e rigida tutto il giorno, solo che in riunione sono rimasto in piedi tre ore, magari cara... la prossima volta evita di stirarmi con l'appretto anche le mutande...
Quando, trenta anni fa mi hai chiesto se volevo diventare tua moglie, ti ho visto scendere una lacrima... e ora che ti ho detto che voglio divorziare, sono due ore che ridi come un matto...
Così non va bene, dobbiamo rivedere i nostri accordi. Quando il Giudice ha detto che dovevi passare gli alimenti a me e tua figlia, non intendeva certo il piatto di minestra che ci porti ogni giorno.
I poeti, si sa... sono strani e forse pensano alla morte più di ogni altro. Mi farebbe piacere che, qualcuno, leggesse sulla mia tomba un Epitaffio del genere: "Non nacqui poeta, né morii poeta, ma poetando vissi".