Frasi umoristiche preferite da PiccolaFrana

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Scritta da: Edoardo Grimoldi
Ora il guaio vero, dopo vent'anni, è purtroppo che l'Italia è piena di berlusconiani con i paraocchi: non vogliono sentir ragioni. Se tu gli ricordassi Mills, All Iberian, Previti, dell'Utri, falso in bilancio, leggi ad personam, pressioni sulla Rai, e loro: "Ma come fai a dire che è un mascalzone?". Come faccio a dirlo? Per lo stesso motivo per cui se incontrassi per la strada di notte un tizio sudaticcio con in mano un coltellaccio insanguinato, la prima cosa che penso non è: "Toh, un cuoco!".
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    La storia si svolge a Milano negli anni 60 tra l'industriale Gianmaria Bernasconi Rizzoli, conte di Martesana e il suo autista Pasquale Donnarumma di Pozzuoli (na)

    Ricorrendo il compleanno della moglie sig.ra Matilde Aldrovandi di Montefeltro
    il conte Gianmaria Bernasconi incarica l'autista Pasquale di preparare la limousine
    al fine di recarsi in via Montenapoleone per acquistare un regalo di prestigio alla moglie,
    una pelliccia di cincillà del valore di 50 mln di vecchie lire. Infatti Pasquale rigorosamente in livrea, ottempera a quanto ordinato dal suo datore di lavoro. Al ritorno, Pasquale reca in braccio orgogliosamente, la confezione con l'oggetto regalo della favolosa pelliccia di cincillà.

    Giunti all'avita dimora il conte sempre seguito dal fido Pasquale con in braccio la pelliccia, cerca l'amata per darle il regalo appena acquistato, ma stranamente ella non risponde ai ripetuti richiami di "cara, cara dove sei?" Lanciati dal conte. Infine pur aprendo tutte le porte dei locali, dalla bibioteca
    alla sala da tè, la gentildonna stranamente non risponde. Il conte decide infine di guardare anche in camera da letto, perchè malgrado la tarda mattinata, potrebbe essersi trattenuta ancora nel talamo.

    Ed infatti la trova sì a letto, ma con un altro uomo, cioè l'amante! Questo è lo scenario che si presenta a lui e a Pasquale, anch'egli esterrefatto, con la pelliccia sempre in braccio. Riavutosi un attimo dalla sorpresa il conte Gianmaria Bernasconi Rizzoli ripreso il suo sangue freddo, così esordisce:

    - Non ti prendo a schiaffi perché sono una persona molto seria, donna fedifrega e messalina, ti credevo Cornelia madre dei Gracchi e invece non sei che una semplice Tiziana e l'ultima parola che vorrei dirti, non
    la dico perché mi rimane in gola, mi strozza! -
    Poi rivolgendosi all'autista gli dice - Pasquale prendi la pelliccia e portala a tua moglie, sicuramente è più onesta della mia! -

    Figuriamoci il povero Pasquale, al colmo della felicità, si precipita a casa con la favolosa pelliccia regalatagli per la moglie dal conte e per darle la buona novella. Anch'egli gira per casa in cerca della moglie
    - Concettina, Concettina dove sei? -

    Anche sua moglie non risponde, allora la cerca in camera da letto, la spalanca e trova pure lui la moglie a letto con l'amante! Situazione Kafkiana! Perfettamente analoga a quella del suo padrone vista poco prima.

    Allora si ricompone, e volendo imitare il conte che in maniera signorile aveva liquidato la questione, cerca di reinterpretare le sue parole profferendo così:

    - non ti piglio a cavici int'ò mazzo pecché song nà persona seria, donna fetosa che non vai mezzalira, ti credevo donna carmela che vende vende i "tracchi" invece non sei che una semplice "trezzaiola" e l'ultima parola che ti vorrei dire, mi rimane in gola, stronza! -
    Composta mercoledì 25 maggio 2011
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