Per molti altri lavoratori l’entrata dello Stato, nell’amministrazione dell’azienda, ha significato la fine del rapporto lavorativo. Sono quei lavoratori che sottoscrivono un “contratto” molto diffuso nelle terre partenopee, quello in nero. Per loro non c’è stato scampo, falcidiati due volte, dapprima costretti a lavorare senza un regolare contratto, quindi senza diritti e senza serenità; in un secondo momento, paradossalmente, perdendo anche quel minimo che guadagnavano col sudore della fronte.
Fra tutti questi lavoratori sventurati, ebbi la fortuna di parlare spesso con Jamir Zeudith; ci incontravamo in mensa durante l’ora di pausa pranzo. A farci fare la reciproca conoscenza, fu la comune passione per i libri.
Jamir, trentatré anni, è proveniente dal Senegal, vive in Italia da circa dieci anni di cui gli ultimi tre passati a lavorare come operaio nell’azienda. Si è trasferito dal suo Paese natio con una laurea in chimica, dopo la morte della madre, il padre l’aveva perso all’età di quattordici anni. Da allora…
Fra tutti questi lavoratori sventurati, ebbi la fortuna di parlare spesso con Jamir Zeudith; ci incontravamo in mensa durante l’ora di pausa pranzo. A farci fare la reciproca conoscenza, fu la comune passione per i libri.
Jamir, trentatré anni, è proveniente dal Senegal, vive in Italia da circa dieci anni di cui gli ultimi tre passati a lavorare come operaio nell’azienda. Si è trasferito dal suo Paese natio con una laurea in chimica, dopo la morte della madre, il padre l’aveva perso all’età di quattordici anni. Da allora…