Partenope barocca
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C'è folla davanti alla pizzeria, nel vicolo stretto. Un garzone indaffarato trasforma monete lanciate sul bancone in tranci fumanti di basilico. Il clacson di una Vespa 50 si fa spazio tra le pance languorose dei turisti. Cento occhi indomiti guardano il teatrino con sottotitoli di rumori e profumi. Il vecchio professore di storia dell'arte, chiedendo lumi con la mano alla sua barba colta, s'affascina alla simmetria neoclassica delle fragole e della panna sui babà in vetrina. Una goccia nera disegna una lacrima sul viso di una tazzina rovente, mentre le labbra di un giovane studente non osano ancora posarsi, lasciando al naso il primo piacere di un buon caffè. Due omini di gesso con le bocche spalancate dal canto reggono l'arcata di un portone antico. Ad ascoltarli un Dio di marmo disteso sotto un mantello di cielo, tacito alle scortesie dei piccioni. Gigli al centro delle piazze indicano le poche nuvole rimaste in cielo. Le altre sono state rubate e scolpite dalla mano dell'uomo per dare un nome alla bellezza, negli angoli oscuri dei vicoli. Il sole ha cucinato arance, limoni e pomodori. Vestendosi da vecchietto, con una bilancia d'oro, li offre in dono alle passanti, mentre i colori di ... [segue »]
Composto domenica 10 febbraio 2013
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