Confesso l'ho fatto apposta nell'intento di ferirti... sembrerò alquanto stupida sicuramente immatura. Per tutte quelle volte in cui ho sentito l'istinto di abbracciarti, per tutte quelle volte in cui ho creduto sul serio... di annullarti dalla mia testa, annullarti... il tutto in funzione di nessuna logica.
Se soltanto avessi servito il mio Dio con metà dello zelo con cui ho servito il mio re, egli non mi avrebbe abbandonato nella mia vecchiaia, nudo, ai miei nemici.
Forse avrei dovuto buttarmi sulla Palmiro Togliatti e far vedere a tutti quanto era grande il sentimento per te. Ti sarebbe piaciuto, vero? Canzone delle vanità, niente ci resta, ma almeno avresti avuto una dedizione d'amore assoluta. Come mio nonno, che non può camminare e chiama mia nonna dal letto e grida: - Giuditta! Giuditta! E nonna corre come questo treno che sfreccia vicino all'acquedotto romano in rovina. Quello è amore: la follia di una dedizione totale che ti fa superare tutto, anche le tue difficoltà fisiche. Spesso, quando ti giravi nel letto accanto a me, ho pensato che volessi la stessa cosa, ma ho proiettato su di te un desiderio soltanto mio. Avrei dovuto urlare, mettermi a buttare le tue cose dal balcone, il rasoio, il pigiama, e magari colpire qualcuno che guardava le vetrine di quei sei negozi che stanno lì sotto, forse anche rompere i vetri della finestra, macchiarmi le mani di sangue, sfigurarmi il volto. Invece ti ho semplicemente detto: - Va bene. Ciao.
Roberta contava gli strati della sua anima e cercava di metter loro un nome, si rendeva conto del senso di disagio che quella situazione le faceva provare, non accettava le sue incoerenze da persona normale, non accettava di voler stare in quella città e di non sopportarne il rumore, rifiutava di dover sorridere a gente di cui non le importava, a una vita di cui non vedeva il senso, di sentirsi ancora legata ad un uomo che non la accettava così com'era, che cercava di cambiarla, e da quando si erano lasciati le faceva le poste per controllare quanto la carenza di autostima l'avesse modellata secondo i suoi desideri. Si odiava perché lui ci stava riuscendo, se lo figurava in quel buio infernale che ricopriva Roma, a non vedere la strada che percorreva, che sicuramente aveva cercato qualcosa per terra che potesse fare rumore se trascinato o sbattuto contro i cancelli, un suono qualsiasi che coprisse il silenzio di fuori, inaccettabile se sommato a quello che aveva dentro.
Sto cercando di toglierti dal mio cuore, sto cercando di toglierti dalla mia mente. Perché so che come un soffio di vento sei passato su di me, mi hai accarezzata e te ne andrai.