Voglio appendere la forza alle luci dell'alba, aggrapparmi al respiro dei miei polmoni, fasciarmi con i ricci scomposti, destarmi alla voce di pettirossi che sfiorano l'ala su foglie che preannunciano frutti, inebriarmi con profumi e pollini da inalare e danzare sui fili di natura che catturano le perle di brina, lavare via la notte con la frescura del mattino che entra dalle persiane socchiuse, asciugarmi alla luce dei primi irriverenti raggi. Non aspetto la primavera, è questa che cresce in me, l'impeto che sconfigge la tempesta, il caldo che si ribella al freddo, l'acqua della vita che scorre tra le crepe della siccità dei ricordi. Oro ed argento, rosso e giallo, passeggio mano nella mano con me stessa per accompagnarmi sicura. Ritrovarsi, riaversi. Non sono guarita, ma mi sono salvata, non sono ancora in piedi, ma non striscio più, non canto il mio nome, ma mi parlo e mi ascolto e, finalmente, ho smesso di maledirmi e voglio che non il meglio, ma almeno il buono mi passi da parte a parte e lasciare qualcosa dentro come antidoto al veleno mangiato, così, domani, sarò io cura per i tuoi mali... se vuoi, posso provarci anche oggi.
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