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E da allora sole, luna e stelle possono continuare tranquillamente il loro corso. Io non so più se sia giorno o notte e tutto il mondo mi scompare intorno.
[...] Ho liberato una mano, ho preso un bicchiere e l'ho spostato sul bordo del tavolo. "Cadrà" ha detto lui. "Esatto. Voglio che tu lo faccia cadere." "Rompere un bicchiere?" Sì, rompere un bicchiere. Un gesto in apparenza semplice, ma che implica terrori che non giungeremo mai a comprendere appieno. Che cosa c'è di sbagliato nel rompere un bicchiere di poco valore, quando tutti noi, senza volerlo, abbiamo già fatto la stessa cosa nella vita? "Rompere un bicchiere? " ha ripetuto. "Per quale motivo?" "Posso spiegartelo, " ho risposto "ma, in verità, è solo così, per romperlo." "Per te?" "No, è chiaro". Lui guardava il bicchiere sul bordo del tavolo, preoccupato che cadesse. "È un rito di passaggio, come dici tu stesso" avrei voluto spiegargli. "È la cosa proibita. Non si rompono i bicchieri di proposito. In un ristorante, o nelle nostre case, ci preoccupiamo che i bicchieri non finiscano sul bordo del tavolo. Il nostro universo esige attenzione, affinché i bicchieri non cadano per terrà." "Eppure," pensavo ancora, "quando li rompiamo senza volerlo, ci accorgiamo che non è poi tanto grave. Il cameriere ci dice: "Non ha importanza", ed io non ho mai visto includere un bicchiere rotto nel conto di un ristorante. Rompere bicchieri fa parte del caso della vita e non provoca alcun danno reale: né a noi né al ristorante né al prossimo". Ho dato uno scossone al tavolo. Il bicchiere ha ondeggiato, ma non è caduto. "Attenta!" ha detto lui, d'istinto. "Rompi quel bicchiere" ho insistito io. "Rompi quel bicchiere," pensavo, "perché è un gesto simbolico. Cerca di capire che io, dentro di me, ho rotto cose ben più importanti di un bicchiere e ne sono felice. Pensa alla lotta che divampa dentro di te e rompi questo bicchiere. Perché i nostri genitori ci hanno insegnato a fare attenzione con i bicchieri e coi i corpi. Rompi questo bicchiere, per favore, e liberaci da questi maledetti preconcetti, dalla mania che sia necessario spiegare tutto e fare solo quello che gli altri approvano." "Rompi questo bicchiere" gli ho ripetuto. Mi ha fissato negli occhi. Poi, lentamente, ha fatto scivolare la mano sul piano del tavolo, fino a toccare il bicchiere. Con un movimento rapido, lo ha spinto giù.
Il rumore del vetro infranto ha richiamato l'attenzione di tutti. Invece di mascherare il gesto chiedendo scusa, lui mi ha guardato sorridendo e io ho ricambiato il gesto. "Non ha importanza" ha esclamato il ragazzo che serviva ai tavoli. Ma lui non lo ascoltava. Si è alzato e, mettendomi le mani tra i capelli, mi ha baciato. [...]
Proprio dell'uomo è il dare significato agli eventi: quindi, al fine di attenuare la sofferenza, spesso il dolore poté essere inteso come evento inevitabile e incontrollabile e talora come segno della Grazia Divina o come castigo... qui si ribadisce che il dolore e il male fisico non sono di per se stessi dei valori, ma che, in proiezione di altri beni, possono essere accolti come fattori di perfezionamento morale. (Se soffro per il dolore che mi poni nella scelta del rispetto della tua dignità di uomo, anche se vorrei continuare a tentare di sconvolgere le leggi naturali della sopravvivenza, per il tuo bene trovo la mia pace. Grazie mio amico di vita)
Quando il tuo nome pronuncio, mio dolce tesoro, i miei occhi brillano d'amore. Il mio grande amore tu sei. Gli altri il nostro amore conoscono, credono ch'io t'ami profondamente. Ma nessuno da lontano può capire la forza e la vera intensità del mio cuore innamorato. Ti amo immensamente: è un amore che superai confini del reale. Sei il mio angelo e nel tuo amore posso rifugiarmi nei miei momenti più tristi. Sei la mia stessa vita: i nostri cuori batteranno insieme per sempre.
L'amore invece è quando non respiri, quando è assurdo, quando ti manca, quando è bello anche se è stonato, quando è follia... Quando solo all'idea di vederla con un altro attraverseresti a morsi l'oceano.
Avevo qualcosa che volevo proteggere... e quando la persi, compresi quanto fossi impotente e che ognuno di noi è troppo impegnato a difendere sé stesso per pensare agli altri. Così mi dissi: "Voglio qualcosa che non devo difendere".
Quel giorno di tre anni fa, tu mi guardasti alzando lo sguardo attraverso quella pioggia così fitta. I tuoi occhi mi chiesero di ucciderti. Per questo io ti salvai.