Grande è la potenza che gli fu conferita da Ilùvatar, ed egli era coevo di Manwë. Era dotato dei poteri e della conoscenza di tutti gli altri Valar, ma li volgeva a perfidi scopi, e sperperava la propria forza in atti di violenza e tirannide. Chè bramava Arda e tutto quanto vi si trovava, agognando al trono di Manwë e al dominio sui reami dei suoi pari. Dallo splendore decadde, a causa dell'arroganza, al disprezzo per tutte le cose, salvo se stesso, spirito funesto e impietoso. La comprensione egli la trasformava in sottigliezza, onde pervenire e sottomettere alla propria volontà quanto gli servisse, fino a diventare mentitore svergognato. [...]
Ma non era solo. Molti dei Maiar, infatti, vennero attratti dal suo splendore nei giorni della sua grandezza, e gli rimasero fedeli anche nella sua tenebra; e gli altri li corruppe in seguito, asservendoseli con menzogne e perfidi doni.
dal libro "Il Silmarillion" di J.R.R. Tolkien (John Ronald Reuel Tolkien)
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